martedì 6 marzo 2012

NASCAR 2012: Una gara, qualche indizio



La gara di Phoenix è stata la prima corsa del campionato della SPrint Cup 2012. Avete sentito bene: si tratta della prima vera corsa del campionato in quanto la Daytona 500, pur valida ai fini della classifica, rappresenta un evento sè, dove la vittoria conta più di un titolo di campione. Questo primo vero evento della stagione ha offerto alcun spunti interessanti sui quali riflettere.
Il nostro sguardo si adagia sul vincitore Denny Hamlin, che ha ricominciato proprio da dove tutto si era fermato nell'autunno del 2010. Sul tracciato dell'Arizona, Hamlin arrivava da due vittorie nelle ultime tre gare del Chase, nel quale a sua volta aveva incominciato in testa grazie a cinque vittorie nella stagione regolare. Denny aveva la gara, e il campionato, in pugno. Sembrava che lasciasse Carl Edwards lì davanti per sfogarsi, ma che solo lui potessse vincere grazie ad una strategia quasi perfetta. Quasi, perchè Edwards ebbe abbastanza combustibile per vincere, mentre Hamlin dovette fermarsi a rifornire concludendo al dodicesimo posto. Era rimasto comunque leader del campionato, ma il fatto faceva presagire l'epilogo della stagione a Homestead, dove al termine di una gara opaca si lascio sfuggire il campionato a vantaggio di Jimmie Johnson. Dopo un difficile inizio 2011, anno in cui ha vinto soltanto una gara, condito da un Chase finito ancor prima di cominciare, Hamlin ha ripreso la via giusta per la vittoria, ottenuta giocando con il consumo di combustibile, così come aveva perso la gara del 2010. Non c'è meglio di un successo ad inizio stagione per contendersi il campionato con tutte le proprie energie. Parlando di Johnson, c'è chi diceva alla vigilia della Subway Fresh Fit 500 che se in questa corsa non fosse andato bene, il suo 2012 sarebbe già stato compromesso. Niente di più sbagliato. Il cinque volte campione ha dominato il primo terzo di gara ed è stato attardato poi da una serie di guai alle gomme. Ripartito in fondo al gruppo, ha rimontato velocemente fino alle prime posizioni concludendo al quarto posto. Mai fare i conti senza di lui. Come i vini che più invecchiano, più sono deliziosi, Mark Martin continua a mantenere il suo abituale stato di competitività nonostante siano passati oltre vent'anni da quando perse il suo primo titolo. Con una vettura non di primissimo piano (la Toyota del team Waltrip), il cinque volte "quasi-campione" ha non solo ottenuto la pole, ma viaggiato al ritmo dei migliori per tutto l'arco della gara. Se fosse stato appena più combattivo durante le ripartenze, non avrebbe faticato a giocarsi la vittoria in gara. Poichè non farà tutte le gare del campionato (al suo posto saliranno Elliott Sadler e Michael Waltrip) resta la paura che torni il rammarico vissuto in quel 2007, quando si alternava con Regan Smith sulla Chevy del team Childress. In quella stagione, Martin poteva puntare al titolo e lo dimostrò due anni più tardi, quando tornò a disputare un campionato intero. A proposito di paura, dopo lo splendido secondo posto in Florida che faceva ben sperare, Dale Earnhardt Jr. è tornato a vivere un fine settimana di completo disorientamento a Phoenix. Ventinovesimo in qualifica, oltre la ventesima posizione per tutta la gara e fortunatamente quattordicesimo sul traguardo grazie ai guai altrui. E pensare che si correva su una pista dove ha vinto due volte. Con gare come questa, Junior tornerà a fare un campionato disastroso come quelli del 2009 e 2010. Se gli alti e bassi continueranno, al massimo potrà qualificarsi al Chase ma non sarà mai in grado di lottare per la vittoria finale. Sono passati otto anni da quando Earnhardt era un vero protagonista della NASCAR, pilota vincente nel quali tutti vedevano un campione del futuro. In ogni modo, una gara (o due contando Daytona) è poca roba per poter definire la competitività dei vari protagonisti della stagione. Con le prossime gare a Las Vegas e Bristol, la categoria visiterà altri due tipi di tracciato e le idee potranno essere più chiare. In ogni caso, per sapere chi è il campione 2012, restano ben trentaquattro corse.

Aldo Canzian

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