lunedì 20 febbraio 2012

Grande spettacolo a Daytona, ma come andrà a finire?


Daytona è Daytona. Daytona è spettacolo. Lo è stato sabato scorso con l'arrivo in volata tra Kyle Busch e Tony Stewart così come lo è stato cinquatatre anni fa con il finale al cardiopalmo tra Lee Petty e Johnny Beauchamps. In quella primissima Daytona 500, ci si era messo di mezzo pure il doppiato Joe Weatherly a complicare le cose. I commissari di gara non sapevano a chi assegnare la vittoria, e dopo tre giorni a guardare e riguardare foto e filmati, presero la decisione di assegnare il trionfo al padre di Richard. A oltre mezzo secolo di distanza, sono bastati pochi secondi per vedere il fotofinish in cui Kyle la spunta per un singolo centesimo di secondo. In comune, le due gare hanno offerto uno spettacolo sopraffino, condito dalla volato da far alzare in piedi tutto il pubblico sulle tribune.

E' il miglior modo di iniziare il 2012. Le corse su superspeedway dello scorso anno, hanno offerto quell'odioso siparietto delle gare in tandem, di due avversari che corrono uno dietro all'altro consci del fatto che chi segue può solo aiutare a vincere chi precede, rinunciando a ogni velleità di vittoria. L'unica cosa da riscattare da quel tipo di corsa, è che praticamente veniva eliminata la possibilità di avere quelle spaventose carambole di gruppo, dove oltre metà dei partenti possono essere coinvolti.

L'attesa per le gare su superspeedway di quest'anno era davvero molto alta. Sia il pubblico, sia gli addetti ai lavori erano curiosi di sapere se le modifiche introdotte dalla NASCAR avrebbero sortito l'effetto sperato. Il Budweiser Shootout ha reintrodotto le gare in gruppo, dove tutte le vetture viaggiano insieme su tre colonne, dove chiunque può rimontare nel giro di pochi giri (scusate il gioco di parole) o essere riassorbiti dal gruppone nel giro di poche curve. Lo spettacolo è tornato quello degli anni 2000, quello delle mitiche volate in cui Dale Earnhardt Jr. faceva impazzire i tifosi. Raramente si sono viste due macchine allontanarsi dal gruppo, ma anche in questi casi, i fuggitivi sono stati velocemente ripresi. Curiosamente, questo è avvenuto proprio a mezzo giro dalla fine, con Stewart caricatissimo grazie alla spinta del piccolo Busch. Entrati sul rettilineo principale, sembrava che non ci fosse nulla da fare per l'inseguitore. Credevamo che nonostante la gara fosse stata spettacolare, l'epilogo sarebbe stato analogo a quelli del 2010. Tutti abbiamo gridato a Busch "Spostati, prova a vincere!". Quando ormai sembrava troppo tardi, Kyle ha avuto il guizzo vincente, con una mossa tanto ritardata quanto perfetta.

Resta da analizzare l'altro lato della medaglia. In solo 75 giri (contro i 200 della 500 miglia), ci sono stati tre incidenti. Con le vetture che viaggiano così vicine tra di loro, basta un niente per scatenare il finimondo. E' successo sabato sera con una ventina di macchine al via; cosa potrà succedere con oltre 40 bolidi a giocarsi tutto per una vittoria che vale una carriera? Lo sa bene Busch, capace di riprendere in controsterzo la propria Toyota quando ormai sembrava destinata a danzare incontrollata verso una sicura carambola di gruppo. Anche questa mossa è stata spettacolare e passerà alla storia, come quel famoso controsterzo di Dale Earnhardt sull'erba nel 1987 a Charlotte. Comunque, contando anche le gare non valide per il campionato, sono sette le gare che i piloti hanno disputato senza lottare nel gruppo come in questo weekend. Se non si tornerrano subito alle vecchie abitudini, le batterie di qualifica, ma soprattutto la Daytona 500, rischiano di trasformarsi in un demolition derby.

Aldo Canzian