martedì 20 marzo 2012

Bristol: Racing southern style!


Domenica scorsa, il "Colosseo delle Corse" di Bristol non era pieno come successo per oltre venticinque anni di fila. Un terzo degli spalti erano vuoti, ma c'è da dire che 106.000 spettatori non sono un brutto risultato per questi tempi, anche se non sono i 160.000 di una volta. Lo spettacolo in pista invece è rimasto lo stesso come da sempre accade sugli 858 metri del tracciato. E non mi riferisco solo alla gara stessa, ma all'aria dal sapore antico e piena di fascino che si respira da queste parti. Per quanto si tratti di una una gara storica, la 500 miglia di Daytona resta un evento mediatico, dove metà dei telespettatori difficilmente si godrà un'altra gara della categoria durante l'anno. La corsa di Phoenix è molto piacevole dal punto di vista tecnico,a si tratta pur sempre di un evento relativamente recente per la NASCAR. Invece a Las Vegas, l'atmosfera è tragicamente piatta, a dispetto dell'inclinazione della pista, nonostante un città che di fascino ne ha da vendere. Si tratta di un tracciato che di fantasia ne ha tanto quanto una pentola di acqua per la pasta.
Bristol invece offre ancora quelle gare che gli appassionati più anziani ci raccontano come appartenenti ad un era passata, rimpianta e nostalgicamente ricordata. Nel Tennesse, le corse si fanno alla vecchia maniera, così come il whiskey. Capita di vedere macchine incidentate che fanno più giri possibili per recuperare qualche punto nonostante la giornata sbagliata. E' così che Kyle Busch si è fatto un intero pomeriggio senza il muso. Allo stesso modo, Kasey Kahne ha girato con il numero "dipinto" con del nastro e Jeff Gordon senza carrozzeria posteriore. E' una pista dove chi si trova al comando, può perdere terreno appena una nuvola se sposta facendo passare o meno i raggi del Sole, come successo a Greg Biffle e A.J.Allmendinger. Capita pure che il campione in carica Tony Stewart non ne azzecchi una e finisca contro il muro o che due compagni di squadra come Gordon ed Earnhardt Jr. si diano ruotate finchè uno dei due non si schianti. Inoltre abbiamo assistito al rientro di un pilota come Brian Vickers, che si è inserito in testa come se nulla fosse.

Queste cose fanno parte del DNA della NASCAR quando la maggior parte delle gare si correva su short track in terra battura, ma ormai la NASCAR non corre sui tracciati sterrati da 42 anni. Fino al 1984, dieci delle ventotto corse del calendario si disputavano su circuiti corti, ma dal 1997 ne sono rimaste solo sei. Nonostante ciò, questa componente è tuttora presente nella Sprint Cup. Di sicuro bisogna ringraziare la NASCAR stessa, che contrariamente a quanto fatto negli ultimi anni, ha utilizzato le bandiere gialle il minimo indispensabile. Era dal 1996 che non c'erano solo cinque neutralizzazioni a Bristol e per trovarne di meno bisogna andare addirittura al 1983. Di certo, la gara non visto così tanti sorpassi in testa alla gara ma la sfida vista in pista è stata al cento per cento autentica. Oltre duecento giri consecutivi senza pace car, piloti che venivano doppiati di continui, altri in crisi con le gomme, pit stop in regime di corsa aperta...di certo, la migliore gara della stagione. Speriamo che la conduzione delle prossime corse sia ancora così, perchè in caso positivo, ci divertiremo a lungo.

Aldo Canzian

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